Enjoy the void – Enjoy the void (cd 2018) da Reggio Calabria un debut album di alternative rock leggermente sublime, un pochino strano

Diventa difficile costruire uno stile personale, se non si hanno le idee chiare. Questo non per i Enjoy the void e per Sergio Bertolino: lui il ponte famoso dalla sua citta’ l’ha costruito non verso Messina, ma Manchester!
Ad anticipare l’uscita del disco è stato il videoclip del singolo Our Garden, forse non il più rappresentativo di tutto il cd. Il languore della iniziale The most sublimeriporta a delle ballad dell’immensa discografia degli Aerosmith e qualcuno sussurra anche di INXS e Lenny Kravitz.
Uscito lo scorso 26 Marzo, l’omonimo album degli Enjoy the void è stato registrato da Giovanni Caruso presso il Bam Factory Studio di Sapri (Salerno) e masterizzato da Salvatore Addeo agli Aemme Recording Studios di Lecco: suoni aperti, dove le chitarre volano e spaziano su un rock che banalmente potremmo definire alternative, giusto perché questo è un termine di moda nel terzo millennio. Quello che suona strano è la mancanza di un imprinting tipico dell’operosa Manchester, perché il disco è di buon rock internazionale, forse più stars’n’bars che british …
La storia dice che Sergio Bertolino scrive i pezzi durante un suo soggiorno a Torino e prosegue nella stesura dopo essersi trasferito a Manchester, ma è soltanto quando incontra di nuovo il bassista Tony Guerrieri (con cui aveva già collaborato in passato) che il canovaccio di questo progetto si concretizza attimo dopo attimo: da un iniziale idea di un album solista, comincia così ad emergere un progetto più da band e quindi i due chiamano altri musicisti come Francesco Magaldi alla batteria, Lucio Filizola, Giuseppe Bruno e Giovanni Caruso alle chitarre.
Un brano come The usual blues è black rock, ma anche Rolling Stones oriented: il suo non decollare, rende il brano come un pamphlet delle intenzioni filosofiche che stanno alla base di questo ensemble ovviamente nato in Italia per sbaglio e con 20/25 anni di ritardo sulla data giusta in cui dovevano emergere. Sergio Bertolino ne è cosciente ed infatti comunica (in una sorta di training autogeno) che …la più grande ambizione degli Enjoy the Void è elaborare uno stile personale, originale, che può richiamare tante cose, senza però assomigliare a nulla..
Se la copertina mi sembra funzionale al labirinto in cui la band si trova a vivere, il resto del package soffre troppo di un tratto ingenuo e naive: avrei usato toni, grafica, colori più accesi … proprio per rafforzare la voglia di costituirsi una base monolitica e solida, atta a vincere lo squallore della produzione discografica italiana, dove il rock sembra soffrire di pericolose derive decadentiste e poco sanguigne. A riprova di questo, ascoltate il settimo brano in scaletta ovvero A prayer, dove il cantato diventa scanzonato, trasgressivo, buffo, sublime, strano: una sorta di continua presa in giro che ci fa amare di più l’intero disco.
Fonte: Musicalnews